14.01.2013 Non piangerti addosso

!cid_B0CB80E2-CE2B-4216-8521-3FD02C8A95F4.gifFiglia mia, non piangerti addosso, che ti bagni i vestiti.

 Mio Signore, io soffro e Tu mi prendi in giro?

 Perché soffri?

 Bella domanda! Io non conosco il perché di tutte le cose, Tu invece sì. Perché, Signore, sono ancora così lontana dalla gioia cristiana, che Tu doni al tuoi figli?

 Bella domanda! Facciamo insieme qualche riflessione.

La sofferenza che vivi, o meglio, la mancanza di gioia che senti, è causata dai tuoi e altrui peccati. Ma c’è differenza tra i tuoi e quelli altrui, perché così deve essere, a causa della giustizia. I tuoi peccati ti provocano un dolore più aspro, mentre i peccati altrui un dolore più dolce. Tu però non riesci a distinguere, perché li vivi insieme. Per entrambi puoi ovviare: nel primo caso compiendo la mia Volontà e quindi non peccando più; nel secondo caso compiendo la mia Volontà, cioè riparando.

 Il peccato consiste nel fare la tua volontà, quando questa non è conforme alla mia Volontà.

Anche in questo mi puoi obiettare che non hai discernimento, ma Io ti dico che istruisco tutti i miei figli, nel segreto del loro cuore, quindi non ci sono scuse.

 Signore, perchè hai questo tono scherzoso?

 Già ti dissi che voglio condurti alla gioia e che questa può essere vissuta insieme alla sofferenza. Molti sono i miracoli del tuo Dio, ma ben pochi sono riconosciuti nel vostro mondo.

 La gioia cristiana si trova solo nel compiere la Volontà di Dio, nell’essere uniti a Lui. Ora tu stessa comprendi che il peccato allontana da Dio e le sue conseguenze sono di sofferenza. Tutti i miei figli che sono nel mondo soffrono, anche i santi. Ma grande è la differenza tra la sofferenza vissuta dai santi e quella vissuta dai peccatori, perché i primi la vivono in Cristo, mentre i secondi sono lontani da Lui.

 Il Figlio mio Gesù Cristo, Dio e Santo, si è incarnato per assumere su di Sé tutti i peccati degli uomini e, di conseguenza, tutta la sofferenza degli stessi. A causa della sua Natura Divina, Egli fu vittorioso sul peccato e sulla morte che ne era derivata, e restituì all’umanità la purezza perduta. Ognuno, nel dispiegarsi delle generazioni, è chiamato ad accogliere il mistero di salvezza e a viverlo in unione con il suo Signore, per essere vittorioso, in virtù della grazia che viene riversata nei cuori senza misura.

 Soffrire da peccatori è cosa naturale, soffrire da santi è cosa soprannaturale e la vita è un cammino in cui bisogna impegnarsi, senza ripiegarsi e piangersi addosso.

Da peccatori si ha l’inclinazione a rifiutare la sofferenza e questo non fa che acuire la stessa.

I santi accettano la sofferenza che vivono, così come l’ha accettata e voluta il Signore e la vivono con Lui, ricevendo da Lui la grazia di comprenderne il mistero. Non c’è mistero di salvezza senza sofferenza, perché la salvezza nasce proprio dalla volontà di redimere l’uomo, perché possa ritornare a vivere la gioia perduta a causa del peccato.

 Chi non conosce Dio potrebbe obiettare che non è giusto avere parte ai peccati altrui, ma ad essi rispondo: è forse giusto avere parte alla grazia altrui? Secondo logiche umane ognuno dovrebbe pensare per sé ed avere castighi e ricompense solo in base alle proprie azioni. Se così fosse, sareste tutti perduti. Invece, proprio per mezzo della comunione spirituale, potete aver tutti parte alla salvezza.

 La sofferenza accettata e vissuta nella fede in Dio, che sa trarre il bene da tutte le cose, può portare tanta gioia, magari non nell’immediatezza, ma nella gradualità del cammino, perché ogni passo vi avvicina alla meta, che è la beatitudine eterna.

 Figlia mia, non ti prendo in giro se ti dico di non piangerti addosso, ma ti invito a riflettere e ad accogliere il tuo Dio che ti conduce alla gioia, se lo vuoi, proprio per mezzo della sofferenza. Te lo ripeto: tutti soffrono nel tuo povero mondo, ma chi segue il Signore può vivere una gioia ben più grande della sofferenza del momento, in attesa della gioia perfetta della vita futura.

 Figlia mia, che devo fare con te?

Se vengo a te come Padre Compassionevole, che vive insieme a te le tue sofferenze, pensi che non faccio nulla e non uso la mia Onnipotenza per sollevarti. Se vengo a te come Padre Gioioso, pensi che non mi curo del tuo stato e me ne sto beato in Cielo a godere le mie Delizie. Qualsiasi cosa Io faccia, non incontra il tuo pieno consenso, perché la tua fede non è radicata e salda. Tu lo sai e in questo siamo concordi.

 Ti faccio un esempio pratico: pensa di essere nel mezzo di un mare molto mosso, con alte onde e di non essere una nuotatrice provetta. Hai paura di soccombere, perché ti senti in balia dei flutti. Ti agiti a più non posso cercando, perlomeno, di galleggiare, ma il tuo dimenarti sembra servire solo a disperdere le tue energie e ad indebolirti sempre più.

Ci vorrebbe il soccorso di un’altra persona per salvarti: una persona esperta in salvataggi. C’è quella Persona: è il tuo Dio, che sempre ti soccorre, però ha bisogno della tua collaborazione. Anche un bagnino, per portare in salvo un bagnante sprovveduto e incauto che si è avventurato nel mare, pur non avendo la capacità, ha bisogno della collaborazione del medesimo. Il bagnante deve smettere di agitarsi e lasciarsi trarre in salvo, altrimenti potrebbero annegare entrambi. Ora ti chiedo di pensare allo stato d’animo di entrambe le persone. E’ facile immaginare che il bagnante sia spaventatissimo, perché teme di morire, mentre il soccorritore sia sereno, perché sa il fatto suo. Quindi, chi dei due personaggi deve cambiare perché la storia abbia lieto fine?

 Io dispongo affinchè tutto concorra al bene per coloro che amano Dio ed è per questa ragione che sono sempre Gioioso, anche nella partecipazione alle sofferenze umane. Io sono Uno e Trino e le Tre Persone Divine compiono il Mistero di Salvezza, che sei chiamata ad accogliere, nell’accettazione della Volontà Divina, ogni giorno, in qualsiasi modo Essa si presenti.

 Ma c’è anche un’altra osservazione che voglio fare: come puoi tu consolare un fratello che soffre? La compassione prevede la partecipazione alla sofferenza altrui, ma non deve fermarsi lì, deve, invece, fare un salto liberatorio, nella fede e nella speranza di realtà invisibili.

 Quando incontri un fratello che soffre, riesci a dare sollievo, almeno momentaneo, al suo cuore? E dopo il tuo stato d’animo come rimane? Se hai fede e speranza e l’hai trasmessa al tuo fratello, avrai una dolce pena per lui, ma la tua pace sarà rimasta inalterata. Se, invece, la tua fede è debole, non avrai portato l’aiuto che speravi, ma ti sarai resa conto che… entrambi rischiate di “annegare”, perché, se prima uno si agitava troppo, ora siete in due ad agitarvi troppo!

 La mia Gioia, eterna e immutabile, nasce dal mio Cuore di Padre, che conosce perfettamente ogni cosa e che conduce la storia, individuale e universale, in Vie di Bene.

 Figlia mia, ti ho parlato usando tanta semplicità e voglio terminare con la Scrittura, affinchè tu la custodisca, meditandola nel tuo cuore.

 “Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. (Romani 8,14-18)

 Ecco la comunione che salva: partecipare alle sofferenze di Cristo, per partecipare anche alla sua gloria, perché Lui è il Salvatore di tutti gli uomini.

 Figlia mia, rallegrati nell’Amore del tuo Dio.

 A gloria del mio Nome Santo, ti benedico e ricordo che queste mie Parole sono per tutti i miei figli che le accoglieranno.

                                 Dio, tuo Padre

14.01.2013 Non piangerti addossoultima modifica: 2013-01-17T05:34:00+01:00da dio_amore

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